Chi siamo

LA NOSTRA STORIA


L'antica chiesa di San Lorenzo martire probabilmente esisteva fin dal XIII secolo e dipendeva dalla pieve di Torre.
Nel 1278 Pordenone viene staccata da Torre e Rorai Grande continua ad essere assistita dal pievano di Torre.
A seguito dell'aumento della popolazione, San Lorenzo martire viene eretta a curazia con decreto del 13 marzo 1605 di Ottavio Milliana, vicario generale del vescovo di Concordia Matteo I Sanudo. La vicinia elegge come primo curato il pordenonese pre' Giacomo Provesano fu Sebastiano.
A memoria dell'antica sudditanza rimane l'obbligo di versare metà delle contribuzioni del curato di Rorai al pievano di Torre.

Nel 1736 Roraigrande ascende al rango di parrocchia e viene eletto come primo parroco don Marco Rosa.
Il vincolo di dipendenza da Torre decade completamente il 4 febbraio 1762, in seguito ad un ricorso del Podestà di Rorai alla Magistratura di Venezia e ad un decreto del vescovo di Concordia mons. Erizzo.
Anche il beneficio parrocchiale subisce una trasformazione radicale con il mutare dei tempi: ai redditi dei livelli e del quartese, con l'avvento napoleonico, il Comune di Rorai prima e quello di Pordenone poi sostituisce un assegno annuo in denaro al parroco.
Attualmente possiede il titolo di chiesa arcipretale.
La parrocchia conta circa 8120 abitanti, 3055 famiglie, ed è accompagnata dal parroco don Flavio Martin (2018) e dal vicario parrocchiale don Luca Basaldella (2020).


L'OPERA DE IL pORDENONE


La nostra chiesa è depositari
di alcune opere
di SACCHIS

Giovanni Antonio de’,
detto il Pordenone

Nacque verosimilmente a Pordenone verso il 1483-84.
Figlio del mastro murario Angelo da Brescia (o da Corticelle, donde il de Corticellis che lo designa in alcuni documenti).


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DECORAZIONE DEL CORO


I rappresentanti del paese, desiderando vivamente che la loro chiesa fosse decorata adeguatamente, strinsero un contratto con il grande pittore, che avevano alle soglie di casa: il già ricordato Giovanni Antonio de' Sacchis.
Il documento per la pittura della chiesa fu stipulato il 3 giugno 1516.
Esso prevedeva la decorazione interna ed esterna dell'antico coro, ora cappella laterale: sulla parete dietro l'altare dovevano trovare posto quattro "misteri" della vita di Cristo; su ciascuno dei due lati contigui altrettante scene della vita di San Lorenzo.
Il pittore doveva affrescare anche unA "Annunciazione" all'esterno dell'arco trionfale e restaurare un dipinto preesistente.
I lavori avrebbero dovuto cominciare nell'estate dello stesso anno e concludersi entro quello successivo.
Per i pagamenti era prevista, invece, una dilazione sino al 1520.
Probabilmente a causa di altri impegni assunti nel frattempo o per dissapori con la committenza, il Pordenone non condusse a compimento l'impresa: il 29 aprile 1521, mentre attendeva alla decorazione del Duomo di Cremona, gli subentrò nell'incarico il pittore vicentino Marcello Fogolino.
Da tenere presente che questo pittore, come precisato dai documenti, intervenne esclusivamente sulle pareti del coro (essendo la volta già affrescata dal Pordenone e "aiuti") e all'esterno dell'arco trionfale.
I critici d'arte propendono ad assegnare sicuramente al Pordenone gli ovati, nei quali è rappresentato lo sposalizio di Maria e la fuga in Egitto.

Gli altri due, e precisamente l'Assunzione e la Presentazione di Maria Bambina al tempio, vengono attribuiti agli "aiuti".

È curioso notare l'ovato con la Madonna Assunta, che porge il Santo Rosario: è una raffigurazione che normalmente non si ha in nessun altro dipinto.
Si volle dipingere la Madonna Assunta in questo modo, perché «i contadini volevano, che v'entrasse il Rosario, così egli (il pittore) fece che la Vergine, salendo in cielo, porga il Rosario ad uno degli Apostoli».
Oltre ai quattro ovati con le storie tratte dalla vita della Vergine, ci sono anche otto pennacchi, che raffigurano alternativamente un Padre della Chiesa ed un Evangelista, secondo un'impostazione di tre-quarti della figura umana.
Di grande interesse è la figura di San Girolamo, che manifesta una personalità quasi "aggressiva".
Viene rappresentato con uno sguardo determinato, con una mano che stringe con forza una pietra, destinata a percuotere il suo petto, mentre la barba fluente sarà l'unico elemento ad ammorbidire la figura.
Tra gli Evangelisti merita una sottolineatura San Matteo. «Con istrano capriccio nel luogo dove andava San Matteo, (il pittore) ha posto il suo simbolo, l'angelo, ed ha dipinto in piccolo il santo, nel luogo di quello».
Sotto la volta dell'arco trionfale del Coro sono raffigurate Sant'Agata, Sant'Orsola, Sant'Apollonia, Santa Lucia. Altre immagini di martiri sono andate perdute.